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I nonni raccontano. Altre storie di fantasia

C’era una volta una tartaruga di terra che viveva in un grande giardino. Veramente la nostra tartaruga era un maschio di nome Nino.

Era una tartaruga domestica e faceva molta compagnia al suo padrone Piero.  Addirittura mangiava vicino a lui e non lo perdeva mai di vista. Piero aveva due bimbe e anche loro erano affezionate a Nino. Si divertivano molto mettendogli degli oggetti leggeri sulla “corazza” e facendo finta di inseguirla gli oggetti man mano scivolano giù, uno alla volta, vista l’andatura traballante della tartaruga.

Nel giardino c’era anche un laghetto e visto che Nino amava le tartarughe ne aveva anche una d’acqua. Questa era una femmina, di nome Teresa.

 

Un giorno Nino si accorse che nel laghetto viveva un’altra tartaruga e, spinto dal desiderio di fare amicizia, si buttò d’istinto nel laghetto. Ahimè, non sapendo assolutamente nuotare, annaspò più volte rischiando di  annegare. Ma Teresa, vista la scena, si avvicinò cautamente a Nino, andò sott’acqua e con molto sforzo se lo caricò sulle spalle e lo aiutò a risalire sulla sponda. 

Dopo essersi ripreso dallo spavento, Nino capì di essere debitore verso la tartaruga. Senza di lei sarebbe sicuramente affogato! Cosa poteva fare per sdebitarsi? Capì in un momento di essersi  innamorato di Teresa.

E come tutti gli innamorati soffrì perchè non poteva avvicinarsi a lei. E comincio a non mangiare più, tanto era triste.

Le due bimbe e Piero, dopo aver visto che non mangiava, non partecipava più al gioco, non stava vicino al padrone ma sempre in riva al laghetto, capirono che dovevano aiutarlo.

Dovevano trovare un modo per mettere vicino la due tartarughe. Piero escogitò uno stratagemma che era quello di mettere Nino nel retino da pesca potendo così immergerlo senza problemi di affogare, nel laghetto, quanto bastava per non impaurirlo, visto l’esperienza subita. E così fece.

Nello stesso tempo le due sorelline avevano pensato ad un altro sistema di avvicinamento: mettere Teresa dentro una bacinella d’acqua e lasciarla per qualche ora così nel giardino.

I giorni passavano, Nino e Teresa, tramite le due ottime invenzioni, cominciarono a frequentarsi e ad amarsi.

Tutto procedeva bene, passarono così i mesi,  finchè un giorno Teresa non si fece più vedere. Tutti erano preoccupati ma maggiormente Nino che non poteva più incontrare la sua amata.

Ma un bel giorno, cosa videro nel laghetto? 10 tartarughine che nuotavano accanto alla mamma! Che sorpresa! Nessuno aveva pensato a questo. Le bimbe erano raggianti, non avevano mai visto tartarughe così piccole e che sapevano già nuotare. E Nino?  Nino sulla sponda guardava la famigliola nel laghetto, tutti insieme, felici. Era la “sua famiglia”. Come poteva fare da padre ai suoi piccoli? Come poteva vederli nuotare senza di lui?

Ma lui era una tartaruga d’acqua, le sue zampe non erano progettate per nuotare, anche il suo guscio era troppo pesante per poter stare a galla.

Ma l’Amore non ha limiti! Nino, pur sapendo cosa rischiava, non esitò e, per amore, si buttò nel laghetto!  E con molto sforzo nuotò insieme alla sua grande famiglia.

Inutile dire che Piero non ebbe più la sua tartaruga terrestre ma ne ebbe 12 acquatiche.

Buttò il retino e la bacinella, ormai non servivano più!

 Morale: per Amore si fa tutto!

 

 

Favole e fantasia. I nonni, che meraviglia!

  La leggenda del pappagallo parlante

In una rinomata e prestigiosa isola tropicale c’era un Residence molto apprezzato per una particolarità: la guida. Questa, invece di essere una bella ragazza come negli altri Residence, era una…..pappagalla Si chiamava Dora.

Aveva un piumaggio molto variopinto, elegante, ma era pur sempre un pappagallo, anche se parlante!

Questo era di attrazione per i turisti che sbarcavano sull’isola. Il suo compito era quello di accompagnarli a visitare il luogo, far vedere dove erano posizionate le camere, la cucina, la piscina, la spiaggia, ecc. ecc.

Era stata molto ben istruita dal suo padrone e svolgeva il suo compito alla perfezione. Tutti erano entusiasti di lei.

Ma un giorno Dora non si presentò al lavoro e questo impensierì molto il proprietario. Era molto insolito, visto che era sempre puntuale.

La cercò nella stanza adibita per lei e vide che stava covando 3 uova. Non poteva più svolgere il suo lavoro a tempo pieno, come era abituata a fare. Doveva essere rimpiazzata per un certo periodo di tempo.

Il suo padrone doveva fare in fretta a cercare un sostituto, ormai tutti sapevano della “guida” particolare.

Acquistò così un nuovo pappagallo molto grande e molto più colorato a cui diede il nome di Anacleto. Ma ben presto si accorse che era tonto! Sapeva solo dire parolacce e non riusciva ad imparare delle poche nozioni riguardo la logistica.

Indicava ai nuovi turisti il bagno invece che la cucina, la spiaggia invece delle camere. Era un disastro: nel giro di pochissimo tempo nel villaggio si era creata una confusione inaccettabile.

Così al proprietario venne l’idea di farsi aiutare dalla pappagalla, doveva fargli da insegnante ed educarlo a non dire più parolacce. Tutto questo in un solo giorno! E così Anacleto fu portato da Dora per imparare queste regole.

Il giorno dopo il padrone andò per riprendersi il pappagallo ma quando arrivarono i turisti, pronto per metterlo alla prova, ricominciò a pronunciare le solite parolacce,  a fare pernacchie, a dire frasi senza senso.

Arrabbiato corse da Dora per sgridarla e sentire come mai non aveva adempiuto al suo compito. La sua “adorata” pappagalla lo salutò con una bella pernacchia! Seguirono anche frasi irripetibili. Era successo il contrario, Dora aveva imparato da Anacleto.

Inutile dire che il proprietario scacciò dal suo residence pappagallo, pappagalla e i piccoli che nel frattempo erano nati.

Non si fidò mai più di un animale, assunse una dolcissima e carinissima ragazza che imparò subito a consigliare e accompagnare i turisti e nel giro di pochi mesi diventò anche lei l’attrazione del villaggio, per la sua dolcezza e simpatia.

Morale: non costringere gli altri a essere quello che non sono.

Come inventare una favola o fiaba per bambini?

 

Bimba, lettura  Come inventare una favola? Da quali elementi bisogna partire per scrivere una favola o fiaba? Il principio essenziale per entrambe è che parliamo di un racconto di fantasia.

  Se i bimbi sono piccoli, per distrarli o farli addormentare, inventiamo storie senza seguire nessuna regola, ma sempre a lieto fine. Parliamo di fate, bambini, animali…

  Se invece i bimbi sono più grandi si può affidare a loro questo compito, chiedendo  di definire i protagonisti  (nel caso della favola di quali animali) e la trama. Anche il luogo, in questo caso, deve essere adatto allo scopo, un luogo tranquillo, silenzioso.

  Con la mia nipotina, come già scritto, abbiamo sfatato un pò questo principio. Il luogo era sempre il medesimo: la passeggiata in campagna. E i personaggi erano gli animali che incontravamo durante questo percorso. Allora sono nate storie con leprotti dalle orecchie piccole, formiche che mangiano le patatine, l’uccellino che non voleva volare…

  Quindi ho “distrutto” il concetto del luogo tranquillo e silenzioso. E’ dentro di noi che dobbiamo avere il silenzio per percepire, cogliere ogni presenza, immedesimarsi, ideare.

  Nella mia corrente esperienza con gli anziani tutto è diverso. Il concetto di base è il medesimo: il luogo non è appartato, il sottofondo è un vocio di suoni, parole e a volte musica. Coloro che sono più lontano fanno difficoltà a sentire per cui il mio intervento è ripetere ai singoli soggetti di cosa stiamo parlando e il proseguimento della storia. Tutti devono collaborare, non si deve escludere nessuno.

  Inizio con lo scrivere, dopo aver fornito l’imput, il personaggio o i personaggi della nostra favola. All’inizio ho riscontrato una certa difficoltà perchè il personaggio (animale) doveva essere conosciuto da loro, averlo visto o avuto per poterci scrivere una trama. Era difficile parlare di un animale di cui avevano solo visto la foto o in tv. Dovevano conoscerlo, avere avuto a che fare con esso. La fantasia è difficile da acquisire se non conosci. quindi abbiamo scritto storie sul gatto, il cane, ratto, pecore, capre, uccellino, cavallo, rondine….

  Con il tempo e la maggior conoscenza reciproca abbiamo spaziato in animali meno conosciuti, quindi è subentrato il lupo. Animale particolare e non facile da incontrare.

  All’inizio le nostre storie avevano come protagonisti animali con “nessun potere magico” o “fattezze insolite“. Adesso, dopo 8 favole, siamo riusciti ad “immaginare”, avendo agito con la fantasia, dei girini in groppa a delle libellule

Fantasia

  E’ nata così la nuova favola: “La grande festa sull’acqua”. Leggendogliela, la settimana successiva, dopo averla elaborata e trascritta, ho notato che all’unanimità quest’ultima è stata quella che è piaciuta di più. Perchè? Perchè è insolita  e particolare. Unico elemento aggiunto alle altre? La fantasia! 

  Chissà cosa riserberà il proseguimento delle storie, l’unica cosa certa adesso è che ne subentreranno altre. 

  “La Fantasia è come la polvere delle ali di una farfalla: senza di essa non si potrebbe più spiccare il volo”. (Giovanni Canu)

La storia di un lupo e di una pecora

C’era una volta un lupo cattivo, di nome Rex. Egli governava nella foresta e molti animali avevano paura di lui.

Ai piedi della foresta c’era una grande cascina con tantissime pecore.

Queste erano il sostentamento dei loro padroni, perchè le coltivavano sia per la lana che per il latte e formaggio. Erano a centinaia. Avevano tutte un nome ma quella della nostra storia si chiamava Gelsomina.

Era giovane, amava mangiare e forniva molto latte.

Un giorno Rex, avendo molta fame, decise di scendere verso la cascina, ben sapendo che il contadino aveva un grosso fucile. Ma la fame era troppa, doveva farsi coraggio e affrontare il suo destino.

Una volta uscito dai boschi si avvicinò cautamente e vide per prima la pecora che brucava l’erba, lontana dal gregge. Che magnifica e facile preda!

Rex si avvicino a Gelsomina, ignara di tutto e quando gli fu abbastanza vicino ululò forte per spaventarla e farla scappare verso il bosco. E infatti fu così, la pecora, invece di avvicinarsi alle sue compagne si allontanò sempre di più. Impaurita e sola cominciò a belare cosi forte che i cani della cascina, sentendola, accorsero in suo aiuto. Rex, impulsivamente, azzannò a una zampa uno dei cani, ferendolo seriamente. Questi non poteva scappare!

Ma il lupo si avventò anche contro gli altri cani facendoli fuggire a “zampe levate”.  E Rex dietro………

Tutto questo trambusto attirò il padrone della cascina che, preso il fucile,  si mise a seguire le tracce del lupo, pronto ad ucciderlo. Ma nel frattempo trovò il suo amato cane ferito. Arrabbiato vorrebbe farsi giustizia ammazzando il lupo ma lo intravide nella fitta boscaglia insieme a 3 lupetti. Non ebbe così il coraggio di sparargli contro.

Prese il suo cane, se lo caricò sulle spalle per portarlo verso casa e nel tragitto pensò alla motivazione che aveva spinto il lupo verso la cascina, quindi verso il pericolo: poter nutrire i suoi piccoli.

Allora il contadino si fece furbo, costruì una bella recinzione con il filo elettrico, a prova di lupo e di qualsiasi altro animale.

Morale: a tutto c’è una ragione, importante è conoscerla in tempo.

Notizie varie e nuova fiaba dei nonni

Gli ospiti della struttura di cui ho già menzionato mi sbalordiscono sempre di più, continuano a lavorare sulle nuove favole, collaborano maggormente e aumentano di numero. L’interesse è alto, qualcuno interagisce di più, qualcuno di meno ma alla fine i risultati si vedono. Ogni settimana una nuova fiaba prende forma. Le scelte finora vertono sempre sugli animali. Abbiamo scritto di cani, gatti, scoiattoli, uccelli, lupi, capre, ecc ecc. Abbiamo pensato insieme di decidere i soggetti della settimana successiva, in modo che ognuno abbia tempo di pensare come strutturare la storia o cercare idee o ricordi fra la “biblioteca” che abbiamo in testa.

Cito questa frase famosa “Un vecchio che muore è una biblioteca che brucia”. Questa frase sta a indicare che gli anziani sono tradizionalmente considerati i custodi del sapere, poiché hanno una saggezza e un’esperienza superiore alla nostra.

Originariamente questa frase era “Quando in Africa muore un vecchio, è una biblioteca che brucia”, il famoso pensiero espresso da Amadou Hampâté Bâ, detto Amkoullel, uno dei più grandi protagonisti della cultura africana.

Ecco quindi:

L’amicizia è superiore alla cattiveria

C’era una volta due simpatici scoiattoli, Rolly e Chicco, che vivevano in un grande bosco e avevano costruito da soli la loro casetta su di un albero. L’avevano costruita utilizzando paglia, rami, muffa. Erano stati così bravi nell’aver anche costruito una piccola scaletta utilizzando alcuni rami legandoli con la paglia. Dentro la casetta avevano portato, pensando al lungo inverno, noci, noccioline, ghiande e alcuni insetti.

Avevano proprio tutto!

Intorno all’albero però girava una dispettosa puzzola, dal mantello nero e bianco e ogni volta che arrivava i due scoiattolini dovevano scappare per l’odore che essa emanava.

La puzzola, che si chiamava Zinetta, non piaceva assolutamente a Rolly e Chicco.

Un giorno, mentre scavavano alla ricerca di cibo e avevano già riunito qualche noce la puzzola si avvicinò e cominciò a mangiare alcune delle loro noci ma, ahimè, una di queste si incastrò in gola non permettendole così di respirare.

I due scoiattoli, vedendo la scena, corsero da lei dandole delle “pacche” sulla schiena finchè la noce non uscì dalla bocca.

Da quel giorno la puzzola, riconoscente, gli aiutò a trovare del cibo e formarono cosi una grande famiglia.

Inoltre la puzzola non spruzzò più verso di loro il suo odore nauseabondo.

Morale: se fai del bene ricevi del bene